La fede è per me una forza e una sicurezza, soprattutto nelle situazioni difficili. Mi permette di dire che c'è qualcosa che mi sostiene, che mi aiuta. E che risolverà ogni problema. Mi permette di accettare che le cose vadano come vanno. Questo è un primo aspetto. E il secondo aspetto è che per me, la fede, è anche semplicemente etica. Perciò cerco di comportarmi in modo eticamente corretto e di assumere l’etica come un principio che determina la mia vita e le mie decisioni.
Parlare di fede, per me è difficile. La fede è qualcosa che è dentro di me. Parlare di fede significa mostrare al mondo esterno ciò che sta dentro. Dentro e fuori, sono due ambiti diversi. La fede è qualcosa di molto personale. Per questo è difficile mostrarla al mondo esterno. Parlandone si mostra la propria vulnerabilità, e si rivelano aspetti personali. Non è certo qualcosa che si vuol far sapere a tutti. Questi sono i motivi che mi spingono a valutare attentamente in quale contesto e con chi parlare della mia fede.
Non ricordo una situazione specifica in cui potrei dire di aver fatto affidamento sulla mia fede. Si tratta più che altro di una sensazione di sicurezza, presente nella vita di tutti i giorni, e che mi fa dire: “Andrà tutto bene”. Oppure: “Non sono sola”.
La fede rappresenta un faro di speranza e un fondamento etico per l'essere umano del ventunesimo secolo, un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, politici e tecnologici. In un mondo spesso segnato da conflitti, crisi e incertezze, la fede puó rassicurare offrendo un senso di appartenenza, di significato e di direzione.
Nel contesto moderno, la fede dovrebbe incoraggiare la tolleranza, il dialogo interreligioso e una maggiore comprensione tra le diverse culture. Dovrebbe invitare a riflettere su valori universali come l'amore, la giustizia e la compassione. In un'epoca in cui l'individualismo può prevalere, la comunità cristiana rappresenta un'opportunità per costruire legami significativi e per affrontare insieme le sfide del giorno d'oggi.