Io non mi immagino Dio come un essere simile a un uomo: se parliamo di qualcosa di superiore, non possiamo vederlo come uno di noi. Secondo me, Dio sta nell'aria, nel cielo, un po’ come dicono i bambini, e non ha una forma. Magari è qui, accanto a noi. E basta.
Se mi capita qualcosa di brutto, spero in Dio. Però quando tutto va bene, allora dico: “No, tanto non serve!”. Dipende dalle situazioni. Ci sono momenti in cui vorrei che esistesse e potesse aiutarmi, ma in altri momenti penso: “Ma cosa dico, che tanto non c'è!”.
Ho molte domande. Faccio fatica a immaginare cose che non ci sono. Sono una persona piuttosto materialista. Se io vedo una cosa che si può studiare, che si può vedere, che si può toccare, allora so che esiste davvero. Ma se si tratta di cose che non si vedono, allora non lo so. Dio non lo vediamo, quindi non possiamo studiarlo. Tutto ciò che possiamo sapere sta in un libro. E certe cose scritte nella Bibbia sono poco verosimili. Nell’ora di religione, a scuola, abbiamo trattato le storie dei miracoli: io non ci credo tanto, nei miracoli, perché la scienza ha detto che è impossibile. Quindi per me quelle storie non hanno senso.
La fede rappresenta un faro di speranza e un fondamento etico per l'essere umano del ventunesimo secolo, un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, politici e tecnologici. In un mondo spesso segnato da conflitti, crisi e incertezze, la fede puó rassicurare offrendo un senso di appartenenza, di significato e di direzione.
Nel contesto moderno, la fede dovrebbe incoraggiare la tolleranza, il dialogo interreligioso e una maggiore comprensione tra le diverse culture. Dovrebbe invitare a riflettere su valori universali come l'amore, la giustizia e la compassione. In un'epoca in cui l'individualismo può prevalere, la comunità cristiana rappresenta un'opportunità per costruire legami significativi e per affrontare insieme le sfide del giorno d'oggi.