La fede è innanzitutto un dono, e poi è anche un mantello che protegge nei momenti difficili. Inoltre, la fede è un percorso. Queste credo che siano le tre parole che riassumono al meglio quello che per me è la fede.

La mia fede è rivolta essenzialmente a Gesù. È un legame nato in gioventù: la mia famiglia era praticante, io ho sempre frequentato la parrocchia. A un certo punto mi sono un po' allontanato dalla chiesa. La fede tuttavia è rimasta, però come sotto la brace. Più tardi la fiamma è tornata. È stata una questione molto pratica: nel paese dove vivo, a San Vittore, mancava qualcuno che portasse avanti la parrocchia. Mi è stato chiesto di presiedere il consiglio parrocchiale. Ero un po' titubante, anche perché appunto la mia fede in quel momento era assopita. Ma poi, tornare in chiesa, frequentare e organizzare attività con la parrocchia, ha fatto sì che la fede riprendesse vigore.

È importante discutere della fede e portare la fede nella società, a tutti i livelli, anche a livello politico. Essendo giornalista, non posso essere attivo politicamente. Sono tuttavia convinto che la fede dovrebbe anche far parte della politica. Non sono un nostalgico della Democrazia Cristiana italiana, però il fatto che il Partito Popolare Democratico Cristiano svizzero abbia perso la “C” e oggi si chiami Centro, non mi soddisfa per nulla.

Mi capita di parlare della mia fede con altre persone, anche se devo vincere un certo pudore. Penso che tenere la mia fede solo per me, non aiuti gli altri a fare un passo verso la comunità. Sono infatti convinto che una fede solo personale, non condivisa, sia una fede monca.