La fede è un sentimento profondo, che provo tutti i giorni. È un sentimento che non chiamerei nemmeno fede, e che preferisco descrivere come un atteggiamento che mi accompagna da sempre. È una forza sempre presente nella vita quotidiana, anche quando scrivo, una forza e una sorta di sicurezza. Una forza a cui si affianca costantemente anche il dubbio, poetica ed essenziale. In qualche modo, è il respiro della mia esistenza.
Questa forza, questa convinzione, che finora non ho ancora definito, questa comunicazione con l'invisibile e con ciò che è nascosto, ha per me un grande significato interiore e personale. È una forza che non avrebbe alcun valore se non si traducesse nel mio comportamento. Voglio che anche il mio comportamento e le mie relazioni personali vivano in questo spirito.
Io prego. Le mie preghiere sono molto personali. Sono una sorta di meditazione. Ma non medito veramente, perché le forme tradizionali della preghiera mi offrono possibilità sufficienti di espressione.
Parlo con ciò che è nascosto, con la forza primordiale, forse anche con me stessa. È una sorta di dialogo con le mie forze migliori, o forse anche con le mie forze negative per venire a patti con esse. Nelle mie preghiere includo le persone sofferenti di cui leggo sui giornali. Se so che qualcuno è malato, includo anche quella persona nel mio dialogo. È un luogo speciale, simile a quello in cui vado quando scrivo. Per me il luogo della fede è anche il luogo della poesia. Fede e poesia sono come due grandi stanze con una porta comunicante. Direi che fede e poesia sono amiche. Non so se questo sia vero per tutti quelli che scrivono poesie. Ma per me le due cose sono vicine. La parola “fede” è spesso associata a una determinata confessione. Questo non mi va: io voglio intendere la fede come una connessione con l'invisibile, con il grande mistero, con la forza primordiale.
Se la fede è troppo intellettuale, e si riduce a sola teoria, diventa un’ideologia. E allora bisogna essere d'accordo al 100 percento con una determinata confessione e con le sue regole. Certo, anch'io faccio parte di una lunga tradizione. Ma per me la fede è qualcosa che libera la mia testa e il mio corpo, una cosa molto fisica. Non è in primo luogo una questione intellettuale, bensì fisica ed emotiva, un cibo per l'anima.
La fede rappresenta un faro di speranza e un fondamento etico per l'essere umano del ventunesimo secolo, un periodo caratterizzato da profondi cambiamenti sociali, politici e tecnologici. In un mondo spesso segnato da conflitti, crisi e incertezze, la fede puó rassicurare offrendo un senso di appartenenza, di significato e di direzione.
Nel contesto moderno, la fede dovrebbe incoraggiare la tolleranza, il dialogo interreligioso e una maggiore comprensione tra le diverse culture. Dovrebbe invitare a riflettere su valori universali come l'amore, la giustizia e la compassione. In un'epoca in cui l'individualismo può prevalere, la comunità cristiana rappresenta un'opportunità per costruire legami significativi e per affrontare insieme le sfide del giorno d'oggi.